sabato 26 aprile 2014

Zuccone Campelli

Era un po’ di tempo che volevo fare qualcosa di diverso, non di pericoloso, ma che non fosse la semplice salita alla cima di un monte.
Così ho iniziato a guardare gli itinerari proposti dai vari siti specializzati e a sfogliare i miei libri alla ricerca di qualcosa che attirasse la mia attenzione.
Un giorno, quasi per caso, mentre salivo sul Sodadura (gita che vi racconterò prossimamente), il mio sguardo viene attirato da una montagna non molto più alta di quella di dove mi trovavo, ma aveva un certo fascino, a vederla dai Piani di Artavaggio, da dove la stavo guardando, sembrava così maestosa e soprattutto lontana, irraggiungibile e soprattutto protetta da una distesa di neve quasi infinita. Ormai dentro di me ne ero certo, quella montagna che ancora non conoscevo sarebbe stata la mia prossima meta. Inizia subito a fare domande e a raccogliere informazioni e in breve scoprii che la montagna che stavo ammirando era lo Zuccone Campelli 2161mt. Tornato a casa cerco subito maggiori informazioni sulle vie di salita e scopro che la “normale invernale” prevede la salita dal divertente canale dei camosci ma anche la discesa dallo stesso. Bello divertente ma ancora troppo normale, così continuo a leggere e scopro che in estate si più salire da una parte e poi scendere dall’altra ricongiungendosi ai Piani di Bobbio…Ci siamo ecco quello che stavo cercando, una via facile ma non comune. Decido di organizzare la salita per la settimana successiva e inizio a spargere la voce tra i miei amici, ma purtroppo come capita spesso, il giorno della partenza sono da solo, perché come sempre, per i vari impegni personali, non siamo riusciti ad organizzarci.
Si parte direzione Barzio (LC) per prendere la prima corsa della funivia che porta ai Piani di Bobbio 1662mt. Come sempre la gioia di andare in montagna è tanta, ma questa volta è anche condita da un pizzico di “paura”, perché sto facendo una traversata che con tanta neve in molti sconsigliano ma anche, e soprattutto, perché dovrò affrontare il mio primo canalino con pendenza di 45°.
Ed ecco che alla biglietteria arriva la prima “botta”, alla mia domanda se il biglietto andata/ritorno sia valido per salire a Bobbio e scendere da Artavaggio, la signorina mi guarda perplessa, si alza parlotta con un signore che arriva sorridente, non per la felicità, ma per la scemenza che aveva sentito che mi dice:” ragazzo il biglietto è valido, ma con tutta questa neve dubito che tu riesca ad arrivare ai Piani di Artavaggio”. Iniziamo bene la giornata, grazie per l’iniezione di fiducia…senza aggiungere altro ritiro il mio biglietto e mi rimetto in coda cercando di non pensare troppo alle parole del “vecchio saggio”.
Ci siamo, le porte si aprono e mi ritrovo sulla neve dei Piani di Bobbio, senza perdere tempo prendo la pista di destra e la seguo in direzione del rifugio Lecco. Poco prima di raggiungere il rifugio vedo davanti a me un gruppetto di persone che, visti abbigliamento e attrezzatura, con tutta probabilità stanno andando anche loro al Campelli. Aumento il passo per raggiungerli e dopo averli salutati mi confermano la loro destinazione, ma prima decidono di fermarsi al rifugio per bere un caffè. Mentre penso se proseguire da solo o aspettarli, vedo in lontananza due ragazzi che dopo aver lasciato il rifugio stanno puntando decisamente il canale. Lascio il gruppetto del caffè e mi metto all’inseguimento dei due ragazzi. Li raggiungo all’attacco del canalino mentre si stanno preparando, sono due ragazzi e sembrano anche simpatici, come sono spesso le persone che vivono la montagna, mi presento e in breve iniziamo a chiacchierare e subito gli espongo il mio piano di salire e scendere ai piani di Artavaggio. Purtroppo loro hanno pianificato di discendere per la stessa via. Inizio anch’io a prepararmi, ramponi, piccozza, imbrago e caschetto…non tanto per il rischio di cadere, ma il canaloni è davvero stretto e c’è il rischio che cada qualche roccia dai lati. Sono pronto, così inizio a salire mentre i miei due nuovi amici stanno finendo di prepararsi. E’ un paesaggio stupendo, il canale visto da sotto è ancora più ripido di quanto avessi immaginato guardandolo dalle foto, l’esposizione ha lasciato il canale ancora in ombra e la temperatura è decisamente più bassa rispetto a prima. Cerco di tranquillizzarmi e piano piano un passo dopo l’altro inizio a salire, dopo un primo tratto con pendenza moderata, il canale inizia a diventare più ripido e in breve raggiunge i 45°. Sono solo, gli altri stanno salendo ma sono ancora in basso, il silenzio è reso assordante dai battiti del cuore e dal respiro affannoso, ma ormai ci siamo, così riprendo a salire con calma. Ad un certo punto il canale si divide, un ramo sale verso destra, l’altro verso sinistra, per fortuna ho letto il percorso mille volte prima di partire, così senza esitare piego a sinistra e continuo a salire. Finalmente vedo l’uscita e il sole inizia a scaldare l’aria, ancora un piccolo sforzo e in un attimo vengo proiettato in un altro mondo, fatto di sole e spazi aperti. Davanti a me in lontananza vedo i Piani di Artavaggio, mentre alle mie spalle vedo il bellissimo canale dei Camosci, ormai affollato, anche il gruppo del caffè ha iniziato a salire. La gioia è immensa e anche la soddisfazione di aver salito per la prima volta un canale. Aspetto i mie due amici, ci abbracciamo e complimentiamo a vicenda, ma dobbiamo ancora arrivare alla croce di vetta, così seguiamo la cresta a sinistra fino a raggiungere un saltino un po’ esposto che ci obbliga a scendere per poi risalire dalla parte opposta fino alla Vetta dello Zuccone Campelli. Ci concediamo qualche minuto per ammirare il paesaggio mozzafiato e mangiare qualcosa, ma il sole inizia a sciogliere la neve, ma proprio mentre sto per salutare e iniziare la mia discesa, i due compagni mi sia avvicinano “Noi Siamo Stefano e Lorenzo, sai ci piacerebbe tanto scendere con te, ma il problema è che ormai abbiamo fatto il biglietto di discesa dai piani di Bobbio” non fanno in tempo a finire di parlare che ho già il sorriso stampato in faccia “ragazzi nessun problema, il biglietto è valido, a me agre compagnia fa davvero piacere, ma il vero problema che una volta scesi dalla funivia dovremo tornare a Barzio a piedi, io l’avevo già messo in conto, magari a voi non va” e con mia grande sorpresa Lorenzo tira fuori il cellulare e chiede alla sua ragazza di raggiungerlo tra qualche ora a Moggio, riaggancia e con un sorriso che vale più di mille parole esclama “abbiamo un passaggio muoviamoci”. Felici ed eccitati come tre ragazzini rimettiamo gli zaini in spalla e ripercorriamo la cresta fino all’uscita del canale che ammiriamo per un’ultima volta prima di lasciarcelo sulla destra seguendo la cresta che piano piano scende vesso i piani. In breve la forza del sole sulla neve si fa sentire ed iniziamo a sprofondare fino al ginocchio. Ogni passo diventa una faticata immensa e così decidiamo di alternarci a battere la traccia. Finalmente arriviamo a rifugio Nicola, siamo distrutti e bagnati di sudore, ma la gioia per l’impresa ci fa dimenticare tutto questo e la gioia più grande l’abbiamo quando, arrivati al rifugio con caschetto, imbrago, picca e ramponi, ci si avvicina una signora, che era arrivata li con le ciaspole dalla funivia,  e stupita per l’equipaggiamento eccessivo ci chiede:”siete saliti sul Sodadura?” noi, con tre sorrisi che ci tagliano la faccia da un orecchio all’alltro, ci guardiamo e girandoci ad indicare con grande soddisfazione la montagna grande e lontana alla fine del mare di neve rispondiamo “vede quella montagna là in fondo, ecco noi veniamo da là dietro!”.
Adesso sì che possiamo gustarci i nostri panini!
In breve raggiungiamo la funivia seguendo le piste per ciaspolatori e da qui il meritato e prezioso passaggio che ci riporta alle macchine.
Ecco perché amo la montagna, oltre a regalarti emozioni uniche e paesaggi indimenticabili, ti regala anche persone speciali.

Questo racconto voglio dedicarlo a loro, a Lorenzo e Stefano che con la loro simpatia mi hanno accompagnato in questa mia cantasti avventura.

Come sempre oltre alle foto qui sotto, potete trovarne altre nella Photo Gallery qui a fianco.

Grazie a tutti e alla prossima.


Davide






2 commenti:

  1. Ciao Davide, le tue intenzioni erano decisamente buone. Spero che tu abbia continuato il tuo cammino sui monti non trovando quindi il tempo per ritornare qui... Il mio augurio e un caro saluto. Luigi.

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    1. Ciao Luigi, grazie per il tuo bel commento. Purtroppo non ho piè avuto tempo ti aggiornare il blog perché per motivi di lavoro mi sono spostato con la mia famiglia in Olanda. Questo cambiamento mi sta portando via molto tempo e quindi fatico ad aggiornare la pagina e conio grande dispiacere qui non ci sono nemmeno montagne. Però mi sono ripromesso di ritagliarmi un po' di tempo per raccontarvi altre piccole avventure e gite che ho fatto negli anni scorsi.
      Grazie ancore
      Un saluto
      Davide

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